sabato 6 febbraio 2010

NON POSSIAMO METTERLO IN SICUREZZA? ALLORA DEMOLIAMO IL MOSTRO DI CEMENTO ARMATO

Pietro Fattori:
E' di oggi la notizia che la soprintendente ai Beni Culturali Gabriella Costantino ha dato parere negativo al progetto della Moncada Energy di mettere in sicurezza, a proprie spese, il viadotto Akragas, aggiungendo al progetto stesso, una tettoia con pannelli fotovoltaici.

Ho tra le mani un numero de "La Scopa", il glorioso giornale diretto dall'avvocato Salvatore Malogioglio prima e dall'avvocato Giuseppe Grillo poi: in un articolo del 1971 il cronista denuncia la scellerata decisione di costruire un lungo serpentone di cemento armato per collegare Agrigento con il nuovo quartiere "ghetto" di Villaseta. Già all'epoca, all'indomani del disastroso sacco edilizio, l'opinione pubblica esprimeva non poche perplessità in ordine alla costruzione di un mostruoso viadotto di cemento armato nel cuore della Valle dei Templi. Una operazione, si legge nell'articolo, voluta ed autorizzata dallo Stato e che "farà arricchire imprese non agrigentine". E così fu.

Oggi, dopo 40 anni, siamo noi a piangere gli esiti di quel modo di amministrare la cosa pubblica. Siamo noi a piangere quella porcheria che si erge arrogante sulla valle dei templi; siamo sempre noi a piangere parenti e amici che in quel ponte hanno trovato la morte. Per costruirlo hanno impiegato poco tempo: le autorizzazioni sono arrivate con una celerità inaudita. E' stata permessa la distruzione di una necropoli: la mia domanda dunque è la seguente.

Genius Loci:
Non capisco… da un lato sostiene che il Ponte è una porcheria, dall’altro è d’accordo a renderlo ancora più tamarro con una tettoia di pannelli fotovoltaici. Convinto per giunta che simili barriere possano fermare un’auto lanciata a 120 Km/h. Sono senza parole!!! Provi a viaggiare in Europa, anche via Web.

Cosa faceva all'epoca la Soprintendenza ai Beni culturali? Oggi la dottoressa Costantino, che in tante occasioni abbiamo avuto modo di apprezzare, ci viene a dire che l'imprenditore Moncada non potrà mettere in sicurezza quella gran porcheria che sovrasta il parco Archeologico. Moncada, imprenditore illuminato, aveva trovato una valida soluzione per coprire le spese: realizzare una tettoia con pannelli fotovoltaici da abbinare alle nuove barriere di protezione. Ancora una volta, l'imprenditore agrigentino, era pronto a sostituirsi a questo Stato latitante che di Agrigento si ricorda solo in prossimità degli appuntamenti elettorali.
Genius Loci:
Quell’opera che, quel si definisce giornalista chiama “gran porcheria”- visto che non si è degnato di verificare la notizia, visto che non si è degnato di studiare e approfondire la storia e i fatti, mi permetto di suggerirle che quella “gran porcheria”, è una grande opera ingegneristica, progettata da Riccardo Morandi, uno dei più grandi Ingegneri strutturisti di cui l’Italia può vantarsi :“Nei ponti esprime il suo estro architettonico e la sua genialità di strutturista”, come sottolineò Bruno Zevi su “l’Espresso”, che lo definì “Le Corbusier su quattro ruote”.


Sotto il profilo ingegneristico l’opera è lanciata come una sfida titanica: creare una nastro fluttuante ai margini della Valle dei Templi, che collegasse Agrigento con il nuovo quartiere di Villaseta.
Il viadotto è frutto di una armonizzazione profonda con la morfologia dell’ambiente circostante, instaurando un colloquio tra opera e paesaggio, colloquio che è fatto di assonanze e dissonanze.
La grande capacità figurativa e l’eleganza formale dell’opera morandiana hanno origine dalla volontà di comporre in unità tettonica elementi semplici e lineari, coniugando potenza strutturale e leggerezza.
Riguardo la sicurezza del Ponte, nonostante i suoi quarant’anni di età, e senza l’apporto di alcuna forma di manutenzione, è ancora efficiente e perfetto.


Le auto che volano dal ponte non sono addebitabili al ponte o all’altezza delle barriere di sicurezza, che andrebbero sicuramente riviste.
E’ come voler risolvere il fenomeno delle morti del Sabato sera eliminando dal calendario il Sabato. Morirebbero la domenica!
Probabilmente, le barriere più alte conterrebbero le auto nella carreggiata, ma rimane il problema della velocità, della distrazione, del telefonino e di altre mille cause.


Riguardo al mecenate Moncada, se vuole sostituirsi allo stato, faccia pure, ma senza chiedere contropartite, ha già distrutto mezzo paesaggio siciliano, la Valle dei Templi ha già i suoi Tolli, non aggiungiamone altri.
Un mecenate generalmente è motivato da ragioni di prestigio oltre che di gusto.
Wurth, nel finanziare il restauro della Cappella Palatina di Palermo, non ha preteso di ricoprire le pareti di bulloni e viti.


Riguardo lo stato latitante le ricordo che lo Stato siamo noi. E i latitanti a cui si riferisce sono quelli che lei in qualche modo, con la sua informazione pretestuosa e superficiale, forse inconsapevolmente, sta difendendo e sostenendo.

Ecco cosa ha dichiarato la dottoressa Gabriella Costantini: "In quelle zone non vengono concesse autorizzazioni neanche per tettoie precarie. I pannelli? Non sono previsti nel nuovo piano particolareggiato della zona A". Si negano i pannelli, ma nessuno, dico nessuno, alla soprintendenza ha mai espresso una sola parola di condanna nei confronti di quell'orrendo viadotto!

E siccome noi agrigentini conosciamo bene i tempi della politica, e sappiamo altrettanto bene che il viadotto Akragas non sarà messo in sicurezza in tempi ragionevoli, non resta che prendere in seria considerazione l'ipotesi di toglierci definitivamente di mezzo quel mostro di cemento armato. Per collegare Agrigento e Villaseta si potrebbe realizzare un nuovo collegamento, ampliando la già esistente strada provinciale n°1 "Villaseta-Quadrivio", spostando il traffico veicolare dai quartieri sud della città, alle pendici occidentali del colle.

Del viadotto della morte, tutti gli agrigentini e non, hanno "piene le scatole": come ce lo hanno imposto, 40 anni addietro, oggi, nell'impossibilità di metterlo in sicurezza in tempi ragionevoli, negando tra l'altro ai privati di poterlo fare a loro spese, ce lo devono demolire. E possibilmente, ripristinando l'area archeologica devastata, utilizzando estrema cautela nel movimentare le ruspe e pale meccaniche: i templi sono a pochi chilometri....

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