martedì 10 novembre 2009

L’INCONTENIBILE LEGGEREZZA DELL’APPARIRE DI MASSIMO MUGLIA



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RECUPERATE” sei opere d’arte - così apre il La Sicilia del 7 novembre 2009 a pagina 34 della cronaca di Agrigento. Perché erano perse? Recuperate da dove?

Massimo Muglia, rampante vicesindaco della città dei Tolli, dall’incontenibile voglia fare e di apparire, lo Schliemann agrigentino del XXI secolo, a lui dobbiamo l’operazione culturale “erezione gigante” nella Valle dei Templi, mi riferisco all’opera di anastilosi frankesteiniana degli elementi architettonici superstiti del Tempio di Zeus.
Iniziativa “culturale” questa, antiscientifica, antistorica, contraria a qualsiasi teoria del restauro moderno: un falso storico clamoroso.
Ma anche storico dell’arte. La grande tela del Camuccini, oggi esposta al Collegio dei Filippini, la definisce “un po’ rinascimentale, un po’ neoclassica, un po’ di tutto e il contrario di tutto” praticamente il nulla, si mantiene largo, prima o poi il periodo giusto lo becca, dotta critica, complimenti!
Ma anche architetto. Il complesso architettonico di Santo Spirito, realizzato con atto di fondazione del 1299, secondo il Muglia è “arabo, normanno e chiaramontano” forse anche un po’ preistorico.
Il Museo Diocesano, uno dei pochi esempi di architettura contemporanea agrigentina, insieme al Museo Archeologico Regionale di San Nicola, progettati dall’arch. Franco Minissi, definito “scatolone sproporzionato che ostacola il panorama”: questo significa sconoscere la storia di quel luogo e di ciò che vi era prima dell’attuale edificio!
Sicuramente il vicesindaco Muglia è mosso da un profondo amore e sensibilità per l’arte, l’architettura e l’archeologia. Di fatto, gli obiettivi finora raggiunti sono deludenti e quelli che si prefigge di raggiungere si prefigurano disastrosi per la Città e la stessa immagine, come luogo di storia, di cultura e di vivibilità.
Potrebbe fare molto di più per Agrigento, come epurare i suoi cattivi consiglieri, oppure far scattare l’autotutela sull’unica testimonianza di villaggio trogloditico bizantino del Balatizzo, che richiama i villaggi coevi di Cava d’Ispica a Ragusa e di Molinello ad Augusta, oggi, fortemente minacciato da uno sciame di accaniti ingegneri scalpitanti per la realizzazione, a qualunque costo, del loro bel progettino di via di fuga sul versante Nord-Ovest della collina di Girgenti, caratterizzata da alte pareti a strapiombo e da una tragica storia di dissesti e speculazioni edilizie: come le frane del 1944 e del 1966, il dissesto statico della Cattedrale, del Seminario e della chiesa di Sant’Alfonso.
Tutto questo forse non è sufficiente a farli desistere da questa scellerata via di fuga.
Spero prevalga il buon senso.

Il PAI, il Piano di Assetto Idrogeologico oggi e, la legge n.183 del 18 maggio 1989 prima, classifica il versante Nord della collina di Girgenti, a rischio R4, che rappresenta il massimo pericolo delle classi di rischio.
Ed ancora, l’assurdo progetto descritto su La Sicilia del 7 novembre 2009, circa il raddoppio della via Empedocle, che prevede l’assedio stradale dell’unica porta di epoca chiaramontana ben conservata, porta Panitteri, riducendola ad un volgare spartitraffico.
In un epoca dove tutti i Centri Storici d’Italia che si rispettano, diventano ZTL (zone a traffico limitato), noi, che siamo indietro di almeno cinquantanni, proponiamo, in nome della pseudo sicurezza, della pseudocultura e della pseudoemancipazione, sventramenti, realizzazione di ampie strade di penetrazione nel quartiere estremamente delicato di Santa Croce (sicuramente finalizzate ad una futura speculazione edilizia), vie di fuga su aree a rischio idrogeologico, anastilosi telamoniche improponibili, sottopassi pedonali “depotenziati” in piena zona archeologica, la passerella a porta Aurea che risolve un problema inesistente, mega parcheggi ad altissimo impatto in piena Valle dei Templi, lo squallido piazzale del posto di ristoro, senza un albero senza un filo d’ombra, l’apertura di spazi espositivi inguardabili. LA CULTURA E’ UN’ALTRA COSA!
Mi duole molto ammetterlo, ma rimpiango il senatore Calogero Sodano.


Un invito alla riflessione con le indimenticabili parole con le quali fu consegnata al ministro Giacomo Mancini la corposa relazione sulle cause della frana di Agrigento che sa di estrema attualità…

”Signor Ministro,
[…] Gli uomini, in Agrigento, hanno errato, fortemente e pervicacemente, sotto il profilo della condotta amministrativa e delle prestazioni tecniche, nella veste di responsabili della cosa pubblica e come privati operatori. Il danno di questa condotta, intessuta di colpe coscientemente volute, di atti di prevaricazione compiuti e subiti, di arrogante esercizio del potere discrezionale, di spregio della condotta democratica, è incalcolabile per la città di Agrigento.
Enorme nella sua stessa consistenza fisica e ben difficilmente valutabile in termini economici, diventa incommensurabile sotto l'aspetto sociale, civile ed umano. La città dei « tolli » non è piú l'Agrigento di un tempo. Il volto urbano, sfigurato, potrà forse in parte essere ricuperato con generose piantagioni di verde, cui affidare la, cicatrizzazione delle ferite e la ricucitura dei tessuti, ma difficilmente, e certo con costi assai elevati, potrà assumere l'aspetto decoroso di una città umana: le ferite inferte, anche curate, resteranno a lungo. Ma ancora piú delicato si prospetta il problema dei rapporti umani, che, con l'accertamento e la punizione di colpe, esige che sia posto fine alle sofferenze della popolazione agrigentina, a lungo vessata dall'arbitrio. […]
La gravità dei fatti rilevati pone senza dubbio la situazione di Agrigento al limite delle possibili combinazioni negative dei molteplici fattori che concorrono alla formazione di una città, alla sua crescita ed alla sua guida. E l'evento franoso, verificatosi in questa città, potrebbe dirsi in un certo senso coerente con questa aberrante situazione urbanistico-edilizia.[…] E non può, nel concludere, non auspicare che da questa analisi concreta parta un serio stimolo nel porre un arresto - deciso ed irreversibile - al processo di disgregazione e di saccheggio urbanistico”.
Roma, 8 ottobre 1966
Michele Martuscelli, Amindore Ambrosetti, Giovanni Astengo, Nicola Di Paola, Giuseppe Guarino, Bruno Molajoli, Angelo Russo, Cesare Valle.











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